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Quando ho deciso di realizzare questo lavoro di autoritratti con mio figlio mi sono resa subito conto che in realtà stavo chiudendo un cerchio. Un cerchio molto importante. Tre anni fa, quando partecipai per la prima volta ad Anatomie, scattai fotografie di mia figlia, che all'epoca aveva undici anni. Esattamente come mio figlio oggi.
Le due Anatomie hanno in comune l’età dei miei figli, i giorni dilatati dell’estate e il desiderio ardente di indagare la natura dei nostri legami. Le mie due Anatomie sono dentro la ruota infinita del tempo: proprio come vuole il tempo ciclico, che vede l’universo come un continuo prodursi e disfarsi. Ogni attimo è sì unico, ma non irripetibile in senso assoluto.
Chiudere questo cerchio mi ha dato modo di esplorare due legami molto profondi, tanto simili nella sostanza, quanto diversi nella loro espressione.
Ho riflettuto sul concetto di creazione e fertilità, perché desideravo un secondogenito di sesso maschile. Ho riflettuto sulla paura e la perdita, perché spesso, nei miei peggiori incubi notturni, mio figlio scompare nel nulla. Ho riflettuto sulla natura dell’amore e sul misticismo dei sentimenti